Come cambia il dono: generazioni a confronto nel Report "Noi Doniamo 2024"

Ogni gesto di generosità racconta una storia. Ma a volte, è l’età a dirci da dove parte quel gesto, come si esprime e verso chi si orienta. È questo uno degli aspetti più interessanti messi in luce dall’ultimo Report "Noi Doniamo 2024", a cura dell’Istituto Italiano della Donazione (IID), che ogni anno fotografa lo stato della solidarietà nel nostro Paese.

Quest’anno, tra i dati più significativi, emerge con forza un messaggio: non tutte le generazioni donano allo stesso modo. Le abitudini, i canali, le cause e persino il modo in cui si concepisce la fiducia nel donare cambiano con l’età. Analizziamolo insieme.

 

I Baby Boomers (nati tra il 1946 e il 1964): la solidità del dono “tradizionale”

Questa fascia d’età resta la spina dorsale del dono in Italia. Hanno un rapporto continuativo e costante con il non profit, preferiscono donare somme più consistenti, spesso attraverso canali tradizionali come il bonifico bancario, il bollettino postale o l’adesione a iniziative religiose o comunitarie.

Hanno una visione del dono come dovere civico o morale, e spesso sostengono cause legate alla salute, alla povertà e alla cooperazione internazionale. Tendono ad avere una fiducia alta nelle organizzazioni consolidate e nel loro operato.

 

Generazione X (nati tra il 1965 e il 1980): il ponte tra vecchio e nuovo

Chi oggi ha tra i 45 e i 60 anni si trova spesso in mezzo: cresciuti con l’idea della donazione “istituzionale”, hanno però abbracciato anche strumenti digitali, come l’home banking o le donazioni via sito.

Sostenitori attenti e spesso impegnati anche in prima persona, donano regolarmente e sono molto sensibili alla trasparenza e alla rendicontazione. Vogliono sapere dove vanno i fondi e quali risultati producono. Il loro è un dono consapevole, che cerca impatto misurabile.

 

Millennials (nati tra il 1981 e il 1996): generosi, ma intermittenti

I Millennials donano, ma lo fanno in modo più impulsivo e reattivo. Sono molto presenti nelle raccolte fondi digitali, soprattutto in occasione di eventi o emergenze. Sono i principali attori del crowdfunding e delle donazioni social, ma faticano a instaurare relazioni continuative con gli enti.

Hanno un forte senso etico, ma spesso convivono con una precarietà economica che li rende meno costanti. Tuttavia, sono più propensi a dare tempo, competenze e visibilità, diventando veri e propri ambasciatori di cause sui social.

 

Generazione Z (nati dal 1997 in poi): il dono come espressione di identità

I più giovani vedono nel dono una forma di attivismo e appartenenza. Hanno una forte coscienza sociale, ma la esprimono in modo diverso: petizioni, micro-donazioni, challenge solidali, atti simbolici. Non sempre donano soldi, ma danno valore al tempo, alla voce, all’influenza.

Per loro la fiducia nasce dalla coerenza: sostengono chi comunica bene, chi mostra il dietro le quinte, chi parla la loro lingua. Sono molto sensibili alle cause ambientali, ai diritti civili e alla giustizia sociale.

 

Un mondo di donatori in trasformazione

Il Report "Noi Doniamo 2024" ci ricorda che la solidarietà in Italia è viva, ma anche in piena evoluzione. Capire le diverse modalità di dono per fascia d’età è fondamentale per chi opera nel Terzo Settore, perché permette di costruire relazioni più autentiche, proposte più efficaci, comunicazioni più mirate.

Ogni generazione ha qualcosa da insegnare. E se è vero che il dono cambia forma, resta uguale nella sua essenza: un gesto di fiducia verso l’altro.